AURORA
un testo di Giorgio Verzotti
Chiara Dynys si è dedicata spesso al tema dello specchio e del riflesso, allo sdoppiamento e alrapporto che questo implica con lo spazio e l’osservatore. Lavorando per cicli tematici che raramentesi concludono definitivamente, ha realizzato molti lavori giocati sulla specularità, la trasparenzae il rapporto interno-esterno, in dimensioni che vanno da quelle contenute del bassorilievo finoalla conquista dello spazio abitabile.Nelle opere che vanno sotto il titolo di Look at You l’artista costruisce teche di vetro dalle superficitrasparenti solcate da figure geometriche che si riflettono su fondi specchianti, rivelando lì il lororovescio che si mostra colorato, al contrario del verso che vediamo incolore. Subito l’opera si rivelauna sorta di trappola visiva che inibisce la piena visione di quello che ci darebbe da vedere. L’occhiovorrebbe superare l’ostacolo della forma galleggiante in superficie per cogliere in pieno il suorovescio colorato, a volte luminoso, ma non può e resta in sospeso fra questa tensione bloccata ela poco gratificante attestazione del proprio volto riflesso, frammentato, nello specchio. Opere checontengono il meccanismo che le nega, questi bassorilievi, per quanto eleganti e perfettamenterealizzati sul piano tecnico, per quanto sfolgoranti di colori luminescenti, o forse proprio per questo,funzionano come dispositivi disturbanti, che attirano e respingono nello stesso tempo.Trasparenze ingannevoli, specularità negate, questi e altri elementi stranianti attraversano tuttal’opera di Chiara Dynys, ma l’attenzione volta ai meccanismi che ci sottraggono ad una esperienzanon alienata del mondo, espressa da questa negatività che emerge nell’opera, è solo un aspettodel suo lavoro. Ne esiste un altro volto all’affermatività, che consiste proprio nel fare dell’opera unadimensione, uno spazio, una struttura da sperimentare con tutti i sensi, non solo un oggetto da contemplarecon lo sguardo, per di più inibito.E’ una questione di dimensioni: le inibizioni cadono quando lo spettatore entra nell’opera e verificail potenziale emozionale del colore e della luce, quegli elementi che in Look at You veicolavano lafrustrazione. L’installazione Aurora già nel titolo rovescia in positivo quella negazione, con la costruzionedi una struttura costruita a misura d’uomo, una macchina prospettica fatta di cornici cherecano in progressione i colori dello spettro solare e che si affaccia su un portale/schermo. Questoa sua volta gioca con la costruzione virtuale dello spazio tridimensionale e ci mostra in video ilsusseguirsi di sale vuote e colorate con quella stessa progressione cromatica, in una mise-en abimecolorata e mobile dall’effetto quasi ipnotico, di forte suggestione.L’impressione di poter entrare in quegli spazi che si aprono davanti ai nostri occhi vale come preminenzadella finzione: superiamo solo virtualmente lo scacco dell’inibizione, ma si sa, in arte la virtualitàvale sempre come progetto e il progetto come orientamento nella realtà.
download